Critico il deputato Pd sulla scelta dell'amministrazione: "Una delibera frettolosa senza nessun serio ragionamento industriale che va subito aperto. Non si possono consegnare le chiavi al primo offerente2
“Quando un figlio viene colpito da una malattia, il buon padre di famiglia non cerca di darlo in adozione per risparmiare su medici e farmaci: studia, cerca l’eccellenza sanitaria e le migliori opzioni di cura. La stessa logica deve valere per la res publica: se la rete del gas soffre di ‘vetustà’, la soluzione non è alienare quel pezzo di sottosuolo, ma individuare le risorse, anche europee che tutti sappiamo che saranno indirizzate soprattutto su questo tipo di reti, per avviarne la ristrutturazione. La soluzione non è svendere il patrimonio di quella società partecipata che era Pescara Gas, oggi Pescara Energia, ma trasformare il ventre di Pescara in una galleria intelligente”. Con queste parole il deputato Pd Luciano D’Alfonso commenta la delibera con cui il centrodestra pescarese ha deciso di vendere le reti del gas acquistate dall’ente nel 2005 con un muto in capo a Pescara Energia che ora, con i 13,7 milioni di incasso dell’operazione, estinguerà con il resto dei fondi (poco più della metà), hanno assicurato il sindaco Carlo Masci e il presidente della partecipata Giuliano Diodati, che saranno investito in rinnovabili. Una scelta criticata anche da D’Alfonso che aggiunge la sua voce a quella delle opposizioni di Palazzo di Città parlando di vero “paradosso”. “Vogliamo affidarci ciecamente a chi parla di criticità della rete, senza avere una reale contezza delle emergenze strutturali, rinunciando a un asset che altrove rappresenta una leva formidabile per fare economia pubblica e attivare partenariati pubblico-privati evoluti. Ciò che contesto è la mancata visione – afferma -: il sottosuolo è una struttura autostradale che oggi è goduta solo dai gestori privati, mentre la città subisce cantieri ‘invadenti e invasivi’. Si procede come tanti piccoli Giamburrasca: si taglia, si spacca, si rattoppa per ogni singola esigenza, senza una regia, generando disagio ai cittadini e costi per l'amministrazione”, incalza D’Alfonso. “Il modello alternativo esiste ed è vicino a noi. A L’Aquila, grazie alla gestione lungimirante di Americo Di Benedetto quando guidava Gran Sasso Acqua spa, si sono realizzate le gallerie poliservizi: vere autostrade interrate dove passano tutte le reti, regolate da un piano puntuale. Lì sono le società a pagare la città per l'uso del tunnel, portando risorse costanti nelle casse pubbliche. A Pescara, invece, ci apprestiamo a vendere i ‘gioielli di famiglia’ senza coordinamento. Perché non utilizzare le risorse del Masterplan e i fondi Fsc per ridisegnare i flussi sotterranei, partendo dalla fibra e dalla realizzazione della rete duale per separare finalmente le acque bianche dalle nere?”, si chiede il deputato sebbene ormai la delibera sia passata e dunque l’iter per arrivare entro fine anno alla gara da 200milioni di euro avviata. “È urgente richiamare la norma che ho fatto approvare nel 2022 sull’Anagrafe delle occupazioni permanenti del sottosuolo (legge 21 settembre 2022, n. 142, art. 16bis) pubblicato sulla Gazzetta ufficiale numero 221 del 21 settembre 2022. Abbiamo dato ai sindaci il potere, e il dovere, di conoscere cosa giace sotto il suolo amministrato, non solo per sicurezza, ma per configurare una legittima pretesa erariale. Concentrare i sottoservizi in gallerie intelligenti significa ridurre l'occupazione di superficie e massimizzare la resa fiscale da chi utilizza quel bene comune”. “Non saranno 15 milioni di euro una tantum a risanare un bilancio che disperde risorse in sagre, concertini e ‘caffè di mezzanotte’ – chiosa commentando la delibera -. Non può essere una delibera frettolosa a impedire un ragionamento industriale serio. Va aperta una riflessione urgente con player come Enel e Cassa Depositi e Prestiti per trasformare la manutenzione in innovazione, disegnando sotto Pescara una mappa di autostrade intelligenti, invece di consegnare le chiavi della città al miglior offerente”, conclude chiedendo in sostanza una sorta di passo indietro.