Solo l'ennesima dimostrazione, denuncia il consigliere dem, di un modus operandi fatto di "Ecco i soldi, pensaci tu" quello della maggioranza che sarebbe ormai ostaggio dei fornitori, non avendo più né controllo né conto di ciò che è suo: "Si delega ai privati, aumentando i costi. Si finanzia la decadenza"
“Ecco i soldi, pensaci tu”. Questo per il consigliere comunale Marco Presutti (Pd) il modo con cui amministra la giunta Masci e l’ennesima prova arriverebbe dall’accordo quadro sull’arredo urbano che “non è solo un atto amministrativo confuso: è il sintomo di una mutazione genetica della pubblica amministrazione pescarese. Stiamo assistendo al passaggio dall’amministrazione che governa i processi a quella che finanziarizza la manutenzione, che si limita a firmare contratti e pagare fatture, abdicando al controllo reale del territorio”. In una parola, questa la critica, a un’amministrazione che delega a terzi e fuori da Palazzo di Città, quel che c’è da fare. Una operazione che “ricalca fedelmente le logiche distorte dei peggiori ‘Global Service’ (come quelli visti nella sanità per le tecnologie o negli enti pubblici per la gestione calore). Il meccanismo è sempre lo stesso: l’ente pubblico, incapace o svogliato nel gestire la complessità quotidiana, affida a un soggetto esterno un ‘pacchetto chiuso’ di problemi e un budget, dicendo sostanzialmente: ‘Ecco i soldi, pensaci tu’ – ribadisce -. È una scelta dettata dalla comodità burocratica: per gli uffici è molto più facile gestire una sola maxi-gara da 500mila euro piuttosto che coordinare cento piccoli interventi mirati di fabbri, falegnami e verniciatori. Si semplifica la vita dentro il Palazzo, ma si complica la vita ai cittadini, perché la manutenzione perde la sua capacità di essere tempestiva, capillare ed economica – denuncia ancora Presutti -. Si tratta di una evidente asimmetria informativa: paghiamo per sapere cosa possediamo”. “È la confessione di una resa – incalza il consigliere dem -: il Comune non sa più quante panchine ha, dove sono e come stanno. Senza questa conoscenza diretta, che un tempo era patrimonio della squadra manutenzioni interna, l’occhio vigile dell’amministrazione sulla strada, l’ente diventa ostaggio del fornitore. Sarà il privato a dire agli uffici cosa è rotto e come va aggiustato. E il privato, legittimamente dal suo punto di vista, avrà sempre interesse a proporre l’intervento più oneroso (la sostituzione) piuttosto che quello più economico (la riparazione). Il Comune, cieco sul proprio patrimonio, potrà solo pagare”, afferma ancora. “La manutenzione urbana è, per sua natura, un’attività ‘artigianale’: è la doga da sostituire, il bullone da stringere, la saldatura da rifare. Trasformarla in un prodotto finanziario ‘a listino’ genera una mostruosità economica. Con questo accordo quadro – spiega entrando nel merito del documento -, stiamo creando un sistema dove è certa solo la spesa per l’ente (i fondi usciranno), è sicuro il margine per l’impresa (che venderà prodotti nuovi), ma è totalmente incerto il risultato per la città. Senza una regia pubblica forte, che indichi le priorità reali quartiere per quartiere, i fondi verranno assorbiti dalle esigenze più ‘facili’ o visibili, lasciando irrisolte le micro-criticità che degradano la vita quotidiana dei pescaresi”. “Non è modernizzazione, è finanziarizzazione della decadenza – chiosa -. La città ha bisogno di meno algoritmi e più ‘mani sporche’ di chi la sa curare davvero”. L’accordo quadro e il perché è un’operazione “diseconomica” Presutti punta l’indice contro le scelte tecniche contenute nell’elenco prezzi. “Dall’analisi emerge una criticità metodologica sostanziale: il ricorso a numerosi nuovi prezzi (np) che si concentrano prevalentemente sulla fornitura e posa in opera di manufatti interi. Questa struttura del listino rischia di generare una sistematica diseconomia – spiega -: a fronte di un danno lieve, come la rottura di una singola doga, la mancanza di voci specifiche per le micro-riparazioni orienta l’intervento verso la sostituzione integrale dell’arredo. Il Comune, dunque, si predispone a pagare il prezzo pieno di un oggetto nuovo invece di sostenere il costo contenuto di una riparazione artigianale, riducendo drasticamente l’efficacia della spesa pubblica”. Un modus operando fatto anche, denuncia, di “sciatteria tecnica e contraddizione” perché i documenti allegati alla delibera presenterebbero diversi errori. “Nessuno in giunta sembra aver letto ciò che ha votato. I documenti sono un festival dell’incongruenza: nello stesso fascicolo progettuale, gli oneri per la sicurezza sono stimati in una pagina al 3% e in quella successiva al 5,4%. Una discrepanza contabile formale inaccettabile in un atto pubblico esecutivo”. “Ancora più surreale - continua Presutti - è il programma di manutenzione, che prescrive la ‘pulizia settimanale’ di tutti gli arredi urbani. Chiunque sappia fare due conti capisce che, se questa regola venisse applicata davvero, il budget di 370mila euro verrebbe prosciugato solo per questo scopo pur apprezzabile, azzerando le risorse per le riparazioni strutturali. Delle due l’una: o è un libro dei sogni irrealizzabile, oppure si spenderanno soldi pubblici solo per spolverare arredi rotti”. “Contestiamo radicalmente questo modo di amministrare. Il nostro giudizio negativo su questa delibera è radicalmente politico. Le contraddizioni che abbiamo rilevato non sono semplici incidenti burocratici, ma la diretta conseguenza di una scelta politica sbagliata a monte: quella di abdicare al governo quotidiano della città”, ribadisce il consigliere dem. “la Giunta Masci ha scelto consapevolmente uno strumento, l’accordo quadro a chiamata, che trasforma il Comune in un ente pagatore passivo, rinunciando a quella capacità di intervento diretto e puntuale che un tempo era il fiore all’occhiello dell’amministrazione. Pescara non ha bisogno di questo modello di gestione finanziaria distaccata, ma di una guida politica che torni a farsi carico, in prima persona – conclude Presutti -, della cura della città”.