Insieme al comitato Comes il gruppo consiliare guidato da Domenico Pettinari è tornato a denunciare il "non fatto" su quel tratto di territorio che unisce Pescare e Spoltore e costato, nel 2013, un milione di euro in danni, ma i rischi sono soprattutto per la popolazione, denuncia: "Tanti errori e soldi non spesi tra Regione e Comune, serve un intervento decisivo"
“Per inerzia e per confusione, tanto della Regione Abruzzo quanto del Comune di Pescara, i problemi rimangono e il pericolo di una nuova esondazione per i residenti delle zone a rischio è sempre più concreto”. La denuncia è su Fosso Grande e a farla, parlando di una vera e propria “bomba a orologeria” è il capogruppo comunale Domenico Pettinari che con il collega Massimiliano Di Pillo (Pettinari sindaco) e il professor Alfonso Nori portavoce del Comitato per la sicurezza di Fosso Grande (Comes), è tornato a parlare dei mancati interventi per la messa in sicurezza di quella parte di territorio al confine tra Pescara e Spoltore dove, sottolinea, nonostante siano passate legislature regionali e consiliature comunali, nulla fino ad oggi sarebbe in sostanza cambiato. Anzi, rimarca, “aumentano le scartoffie, ma di soldi se ne vedono pochi e quelli che si sono visti sono stati spesi male o tornati indietro”. “Gli interventi sbagliati della Regione” Questo il primo punto toccato da Pettinai che ricorda come nel 2014 la Regione “grazie a nostre continue pressioni”, precisa, abbia stanziato 600mila euro per promuovere alcuni interventi a Fosso Grande. “Ma – spiega -, nonostante lo stanziamento, sono stati eseguiti degli interventi blandi che non corrispondevano alle nostre richieste e infatti si sono rilevati inconcludenti poiché non sono stati in grado di evitare nuove esondazioni e addirittura una frana solo due anni dopo”. “Dal primo giorno abbiamo chiesto di eseguire opere di straordinaria manutenzione del letto del canale e, contemporaneamente, di disostruzione del tratto sotterraneo di viale Abruzzo-via Nuoro di Villa Raspa di Spoltore. E soprattutto, salti idraulici a monte del ponticello di via Francia, per smorzare l’impeto delle acque e una vasca di espansione a valle dello stesso. Oltre ad interventi mitigatori lungo tutto il tratto del canale soprattutto nella zona colli di Pescara. Ma nulla di tutto questo- chiosa - è stato fatto tranne qualche sporadica opera di pulizia e consolidamento”. I dubbi sui fondi del Comune: “Non sono riusciti a spenderli” “Oggi il Comune di Pescara – afferma - avrebbe rimandato addirittura indietro delle somme destinate a Fosso Grande per non essere riusciti a spenderli e l’unica certezza e che ci sarebbe un finanziamento di qualche centinaia di migliaia di euro disponibile per la progettazione di un ‘canale diversivo’ che dovrà poi essere realizzato per un costo di circa 5 milioni di euro”. “Noi siamo fermamente convinti che realizzare un canale diversivo richiederà tempi biblici e ostacoli difficili da superare se si pensa agli espropri che tale opera richiederebbe”, denuncia ancora Pettinari. “Lasciare al loro destino migliaia di cittadini di un territorio che attraversa più comuni della Provincia di Pescara non è più accettabile. Il canale, infatti, parte da Colle Morgetta al confine tra i territori di Montesilvano Colle, Cappelle sul Tavo e Spoltore per arrivare fino a Pescara. Sono tre i comuni interessati, pertanto è fondamentale che l’aiuto concreto arrivi dalla Regione Abruzzo. Al pasticcio della Regione si unisce la confusione del Comune di Pescara”.“Serve un intervento decisivo, le esondazioni sono un rischio concreto”“Sono anni che stiamo chiedendo un intervento decisivo per Fosso Grande. Lo abbiamo fatto attraverso una risoluzione, già nel 2014, e con continue richieste che non sono mai state ascoltate”. Riprende quindi il capogruppo comunale che il punto lo fa sui problemi che i mancati intervento rappresentano e i rischi, ben più grandi, che potrebbero causare. “I problemi che derivano dalle continue esondazioni di Fosso Grande sono seri e rappresentano un grave disagio per i cittadini del territorio interessato. Sono dinamiche attribuibili all’urbanizzazione selvaggia che nel corso degli anni, dal primo dopo guerra a oggi, ha sostituito quelli che erano terreni in piazzali di cemento: l’acqua non incontra più drenaggi naturali e quindi si incanala prendendo potenza distruttrice. I tempi di ritorno delle alluvioni, quindi, sono diminuiti drasticamente tanto da prevedere un’alluvione al massimo ogni 8 anni”, afferma ancora. “La storia ci conferma che ne sono passati anche meno e che i danni sono stati ingenti. Per esempio l’esondazione del 2013, ha portato danni a residenti e commercianti di Pescara e Spoltore per oltre un milione di euro. Per questi danni non ci sono stati rimborsi da parte di Regione e Comuni, ma solo contributi che non coprono neanche meno della metà dei danni subiti”. “Dopo il 2013 abbiamo avuto altre importanti esondazioni del canale, l’ultimo registrato è di qualche tempo fa con relativi danni”, sottolinea. “I progetti di lavori risolutori ci sono, per noi le opere da realizzare devono consistere in salti idraulici a monte del ponticello e vasche di laminazione a valle dove insiste un'area libera nel Comune di Spoltore. È finito il momento di perdere tempo. Noi – conclude - non ci fermeremo fino a quando strutture e cittadini non saranno al sicuro”.