Dalla conferma del voto all’ipotesi di nuove elezioni: gli scenari possibili dopo l’annullamento del Tribunale amministrativo regionale in 27 sezioni
Cresce l’attesa per la sentenza del consiglio di Stato sulle elezioni comunali dell’8-9 giugno del 2024 che hanno portato alla rielezione al primo turno (al ballottaggio non si arrivà per 500 voti) del sindaco Carlo Masci. Il 18 dicembre, infatti, ci sarà l’udienza di merito che metterà un punto sulla vicenda che ha acceso il dibattito politico estivo in città quando, era il 25 giugno 2025, il Tar (Tribunale regionale amministrativo) ha annullato il voto in 27 delle 170 sezioni del Comune di Pescara. Una vicenda su cui ora, il punto, dovrà metterlo proprio il consiglio di Stato e sono tre gli scenari cui si va potenzialmente incontro: la conferma di quanto deciso in primo grado dalla giustizia amministrativa, l’ampliamento della sentenza del Tar che potrebbe portare all’annullamento del voto n più sezioni se non in tutta la città riportando quindi alle urne parte o la totalità dei pescaresi, o il ribaltamento di quella sentenza e quindi un giudizio di regolarità delle elezioni dell'8 e 9 giugno 2024 che consentirebbe al centrodestra di arrivare a fine consiliatura senza problemi. Una consiliatura che, sulla carta, dovrebbe comunque terminare con largo anticipo rispetto ai canonici cinque anni dato che il 1 gennaio 2025 dovrebbe nascere la Nuova Pescara e anche questa sentenza potrebbe dire qualcosa su un eventuale rinvio da alcuni temuto e da altri auspicato. Per il Tar, questo quanto si legge nelle motivazioni che hanno portato all'annullamento del voto in 27 sezioni (16mila i pescaresi che tornerebbero alle urne), nelle ultime elezioni comunali sarebbero stati rilevati “vizi che trascendono aspetti meramente formali” e “numerosissime irregolarità” tali da non consentire di raggiungere “un sufficiente grado di certezza in ordine all’autenticità, attendibilità e genuinità delle operazioni e del risultato elettorale”. Vizi tali da spingere i giudici a inviare 21 dei 27 plichi alla procura della Repubblica per la verifica della eventuale sussistenza di ipotesi di reato. Secondo i giudici di primo grado, queste alcune di quelle “irregolarità”, in alcune sezioni non sarebbe stato verbalizzate in modo adeguato il numero di schede ricevute e quelle effettivamente votate con quindi discrepanze tra quelle consegnate e quelle verbalizzate; alcune buste elettorali sarebbero state danneggiate e privi di timbro e avrebbero anche avuto possibili segni di manomissione. La decisione ha tra l'altro “congelato” per circa un mese la piena azione dell’amministrazione dato che nella sentenza i giudici avevano anche specificato che “gli attuali organi elettivi comunali continuano a esercitare le loro funzioni, per quanto attiene all’ordinaria amministrazione e agli atti urgenti e indifferibili”. Si rischiava quindi di tornare al voto in piena estate e cioè il 24 e 25 agosto, così come anche disposto dalla prefettura, ma le richieste di sospensiva (tre quelle presentate) sono state accolta dal consiglio di Stato consentendo così all’amministrazione di andare avanti nella propria attività nel pieno dei propri poteri, e stabilendo al 18 dicembre la decisione di merito, quella che ora si aspetta di conoscere. Quattro furono tra l'altro i ricorsi contro la decisione: uno presentato dal centrosinistra, uno presentato dall Comune, uno presentato dai consiglieri della maggioranza di centrodestra e uno presentato dal sindaco e dalla giunta comunaleUna sentenza, quella del Tar, che il centrodestra definì sin da subito sproporzionata. La maggioranza ribadì quindi la totale la fiducia nel sindaco rieletto con Masci che, lo stesso che il giorno in cui la decisione del tribunale è stata resa nota, ha annunciato il ricorso al consiglio di Stato. A una prima lettura, disse nell'immediato, quella sentenza “appare travisare fatti e numeri”, “distorta nelle motivazioni, errata nelle conclusioni, ma soprattutto non rispettosa della volontà popolare”. Una sentenza che, aggiunse, avrebbe “amplificato a dismisura meri errori di verbalizzazione dei presidenti, che non dovrebbero mai poter incidere sul voto, considerandoli invece elementi sostanziali e dirimenti per l'annullamento del voto stesso”. Di tutt’altro avviso invece il centrosinistra (Pd, M5s, Avs-Radici in Comune e Costantini sindaco) guidato dal candidato sindaco di quella tornata elettorale, Carlo Costantini, così come l’opposizione del gruppo Pettinari guidata dal candidato Domenico Pettinari. Irregolarità gravissime per loro quelle rilevate dal Tar e tali che avrebbero dovuto spingere il sindaco a fare un passo indietro dato che in ballo ci sarebbe stato il concetto stesso di democrazia. Nelle ultime ore Costantini ha ribadito la fiducia verso la sentenza del consiglio di Stato che, secondo lui, potrebbe arrivare addirittura ad azzerare le elezioni pur specificando che, in qualunque caso, avrà massimo rispetto per quella che sarà la decisione.Nessuna dichiarazione invece dal centrodestra che nel frattempo continua a portare avanti la sua azione amministrativa (il 17 dicembre si terrà il consiglio comunale) nell'attesa di sapere come andrà a finire. Un'attesa che ormai volge decisamente al termine e che anche ai pescaresi dirà se dovranno o meno (e in che misura) tornare al voto.