Nessuna spaccatura nel centrodestra, il voto è compatto: con 18 voti a favore e 10 contrario la delibera con cui ora Pescara Energia potrà vendere è stata approvata tra le critiche del centrosinistra. Per il sindaco e la maggioranza nessun dubbio: "È il più grande affare per i pescaresi" ed ecco perché
Nessun colpo di scena. I dubbi sono stati dissipati e il centrodestra vota compatto: sì alla cessione al privato delle reti del gas. Ci sono voluti tre consigli comunali, un dibattito duro e serrato, polemiche a non finire, una pregiudiziale respinta, quattro richieste di sospensiva bocciate, un taglio netto sugli emendamenti e nessun accoglimento delle proposte delle opposizioni e una riunione dei capigruppo per arrivare, alle 20.03 di giovedì 4 dicembre, al voto favorevole per quella delibera con cui a Pescara Energia, che svolgerà comunque attività di controllo e vigilanza in quanto stazione appaltante, è stato dato il lasciapassare per procedere al bando di gara per la messa in vendita delle reti. Una vendita da 13,7 milioni di euro per una concessione di 12 anni. Se per le opposizioni la delibera approvata è “illegittima” perché corredata da allegati non aggiornati che secondo alcuni potrebbero esporre a futuri contenziosi, se i 13,7 milioni a cui si cederanno sono la “svendita” di un patrimonio pubblico che apre le porte anche alle future privatizzazioni (dall’acqua ai rifiuti), se cedere quelle reti vuol dire rinunciare ai miliardi di finanziamenti europei per la riconversione nell’ottica della transizione energetica con il quesito che resta aperto sul perché i privati dovrebbero decidere di investire su un asset che non avrebbe poi così tanto valore, per la maggioranza il quadro è totalmente diverso e chiarissimo: le reti del gas sono un asset obsoleto, destinato a perdere valore e venderle vuol dire tagliare un “ramo secco”, come lo ha definito il sindaco, incassare risorse certe essendo il domani un punto interrogativo su cui certezze non ci sono su una ipotetica importanza nel preservarle quelle reti e, soprattutto, venderle vuol dire poter investire sul futuro energetico (proprio in termini di sostenibilità) della città riducendo i costi dell’energia a favore dei cittadini. Alla fine di un lunghissimo confronto e di un aspro scontro la delibera dunque è passata tra le urla arrivate dai banchi del centrosinistra che si è lascito andare a un sarcastico applauso, e la messa a tacere, da parte del centrodestra, delle voci di spaccatura in maggioranza: 18 voti a favore, compresi quelli di Fratelli d’Italia che le sue perplessità iniziali non le aveva nascoste, e 10 contrari. È così che è finita la partita chiusa dall’intervento del sindaco Carlo Masci che nel suo intervento ha rimarcato come il Comune di Pescara sia l’ultimo di quelli d’Ambito giunto a questa conclusione: realtà governate da sindaci di tutti i colori politici. Il sindaco Masci: “Il più grande affare per i pescaresi” “Questo è l’affare più grande per i cittadini di Pescara e di tutti i comuni dell’ambito – ha detto -. Per questo noi faremo questa scelta, al di là delle minacce, delle parole e delle accuse. È un’operazione conveniente per la comunità pescarese e siccome noi la rappresentiamo perché siamo stati scelti come amministratori, facciamo gli interessi puri dei cittadini: dismettere un asset obsoleto ottenendo fondi per l’energia rinnovabile, prenderne altri dai fondi europei e abbattere così i costi dell’energia”. “Gli approfondimenti sono stati fatti – ha quindi sottolineato durante l’intervento anticipando in qualche modo quella che sarebbe stata la linea di tutto il centrodestra - e la decisione presa è quella della cessione”. Reti, quelle di Pescara che “corrispondono a circa il 25% di tutto l’ambito”, con quindi il 75% già destinato alla privatizzazione, ha ribadito citando le posizioni prese da Comuni come Tocco da Casauria, Castiglione a Casauria, Alanno e Bolognano, amministrate anche da sindaci di sinistra o centrosinistra, così come da alcuni del Teramano come Silvi a guida centrodestra. La dimostrazione che la scelta fatta per il sindaco è quella più giusta e conveniente. “Non credo che tutti i sindaci dei Comuni della provincia di Pescara siano impazziti o vogliano favorire qualcuno, o creare le condizioni per danneggiare i propri cittadini. Vanno tutti nella stessa direzione perché il prezzo delle reti, determinato dal valore industriale, è molto favorevole rispetto al passato. Questo avviene perché nel 2022 il governo Draghi ha cambiato la norma che prevedeva il prezzo delle reti, su richiesta dell’Anci e cioè dei Comuni d’Italia, inserendo il Vir (Valore industriale delle reti), lo stesso valore a cui vendevano i privati, creando così le condizioni perché ci fosse convenienza per i comuni a vendere”. “La convenienza economica è certa”, ha ribadito sottolineando che a fare i conti è stato un ente come l’Arera (Autorità regolazione per energia reti e ambiente) e che questa sarebbe anche nel fatto che “le reti ormai sono obsolete, perché dopo 50 anni non valgono più niente, tant’è che il prezzo è sceso e continuerà a scendere”. Quindi il cosa si farà con la vendita di quelle reti che porteranno in cassa e cioè con gli oltre 13milioni che saranno pagati per averle: azzerare il mutuo di Pescara Energia che è proprio quello con cui quelle reti nel 2005 le aveva comprate e reinvestire in impianti di energia rinnovabile intercettando anche i miliardi di finanziamento che l’Europa mette e metterà a disposizione nei prossimi anni. Una operazione che intende fare “anche con la vendita di rete obsolete. Facendo questi interventi otterremo dal Gse il rimborso totale delle somme: avremo impianti a costo zero che ci faranno risparmiare energia”, ha concluso ribadendo il perché, per il centrodestra, quello fatto è “il più grande affare per tutti i cittadini di Pescara”. Per il centrosinistra una delibera illegittima che “svende” il futuro di PescaraLe hanno ribadite in tutte e tre le sedute i consiglieri di opposizioni le ragioni del “no” a quella delibera passata anche, questo uno dei temi contestati, “calpestando la democrazia” laddove buona parte degli emendamenti del centrosinistra sono state cassate senza ragione per i consiglieri di minoranza. Quella approvata per tutti è una delibera “illegittima” perché approvata con allegati non aggiornati rispetto alle prescrizioni di Arera, cosa che sostengono potrebbe esporre l’ente a futuri contenziosi, ma anche strategicamente sbagliata perché quell’asset che per il centrodestra è “obsoleto” per le opposizioni è un asset fondamentale per la transizione ecologica. Un’operazione anche economicamente svantaggiosa perché i circa 13 milioni ricavati servirebbero a coprire un mutuo fatto per comprarle, un paradosso per le minoranze, lasciando quindi poche reali risorse per i nuovi investimenti. Quindi la “fretta” con cui si sarebbe portata avanti un’operazione in cui non sarebbero stati coinvolti o informati in tempi tali da poter aver un vero confronto per approfondire un tema tanto importante con l’aggravante che tale fretta avrebbe portato all’approvazione della delibera pochi giorni prima dell’arrivo della sentenza del consiglio di Stato sulle elezioni comunali. Una sentenza che seguirà quella del Tar (Tribunale amministrativo regionale) che ha dichiarato nullo il voto in 27 sezioni, e che potrebbe dunque o confermare questa decisione, o ribaltarla dichiarando legittime quelle elezioni o, al contrario, annullarle in tutta la città o comunque in più sezioni. L’aspetto sottovalutato per le opposizioni che in aula ha portato una visione diametralmente opposta al centrodestra, è proprio nel valore che le reti potrebbero assumere nell’ottica della transizione energetica se si fosse scelto di puntare sulla loro riconversione e gli 80 miliardi di finanziamenti europei. Il punto su cui si è chiesto di riflettere chiedendosi perché i grandi colossi dovrebbero essere oggi interessati a comprarle e la ragione sarebbe proprio nell’affare che verrà.La partita ad oggi è chiusa. Le polemiche andranno avanti, le posizioni resteranno distanti e tra 12 anni, quando le reti torneranno in ballo, si potranno tirare le somme e capire se la scelta di oggi poteva essere un'altra o se, al contrario, era davvero la migliore possibile.