Mercoledì, 03 Dicembre 2025 17:49

Il Pd sui dati Cresa: "270 imprese perse in Abruzzo nei primi 9 mesi del 2025, il boom è solo nella propaganda di Marsilio

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Paolucci e Di Costanzo commentando il rapporto del Centro studi dell'agenzia per lo sviluppo della camera di commercio del Gran Sasso: "Tante chiusure e poche aperture. L'Abruzzo non è un'isola felice. Serve una strategia chiara e di lungo periodo"
“L’Abruzzo non è un’isola felice”. Commentano così i dati del Cresa sulle imprese abruzzesi il capogruppo regionale Pd Silvio Paolucci e il delegato dell’Economia per la segretaria regionale del partito Graziano Di Costanzo. “Il nuovo rapporto – aggiungono - conferma un dato inequivocabile: il tessuto imprenditoriale abruzzese sta attraversando una crisi strutturale”. Secondo il rapporto infatti che nei primi ove mesi del 2025 in Abruzzo le imprese perse sono state 270 a fronte di un dato debole sul fronte “nascita”: “mentre nascono poche attività, troppe cessano di esistere”, rimarcano Paolucci e Di Costanzo. “Il fenomeno è evidente soprattutto lungo la costa, nelle province di Pescara e Chieti, ma nelle aree interne si registra una criticità ancora più profonda – proseguono -: qui le nuove imprese praticamente non nascono più. Diversamente da quanto accade nel resto del Paese, la nostra regione sta perdendo attrattività. È un campanello d’allarme che non può essere ignorato”. “Anche sul fronte dei settori produttivi, i numeri parlano chiaro. I comparti chiave che storicamente hanno sorretto l’economia regionale stanno arretrando, mentre nel resto d’Italia crescono e questo non è davvero un bel segnale – ribadiscono gli esponenti Pd -. L’agricoltura, pilastro della nostra identità e particolarmente radicata a Chieti, registra un -2%, peggio del dato nazionale (-1,4%). Il commercio arretra in modo pesante, con 2.713 attività perse (-8,5%) e L’Aquila emerge come la provincia più colpita (-9,7%): una moria di negozi che svuota i centri urbani e priva le comunità di servizi essenziali”, continuano ribadendo i numeri emersi dal rapporto. Numeri cui “si aggiungono quelli dell’artigianato, con la perdita di ben 105 imprese in soli 9 mesi, meno 0,83% contro il +0,12 per cento nazionale. Il settore manifatturiero, che nel resto d’Italia torna a crescere (+1,99%), in Abruzzo scivola invece in territorio negativo (-1,57%)”. “Persino quello delle costruzioni arretra con due crateri sismici e le opere del pnrr, è il 13,2, contro il 13,8 dell’Italia. Siamo una regione che non sta seguendo la ripresa nazionale, ma anzi la sta perdendo, esattamente come sta accadendo con la sanità. Possiamo affermare con nettezza che l’economia regionale oggi regge soprattutto grazie al turismo e ai servizi, che sono settori che peraltro vanno avanti da sé. Ma se questa è l’unica ancora che resta – chiosano Paolucci e Di Costanzo - , significa che stiamo smarrendo i nostri pilastri storici: agricoltura, manifattura, commercio. E quando cedono i pilastri, tutto l’edificio diventa fragile”. “La realtà restituita dai dati Cresa smentisce la narrazione di un Abruzzo in crescita e ci chiama a una responsabilità collettiva: servono politiche attive, una nuova strategia di accesso al credito per le imprese, investimenti mirati e un piano di rilancio condiviso con imprese, associazioni, lavoratori e territori. Non possiamo permetterci di navigare a vista. Senza una strategia chiara e di lungo periodo, ogni settore continuerà a subire ripercussioni, e la perdita di competitività diventerà irreversibile. Il tempo degli slogan è finito. Ora – concludono - servono programmazione, visione e coraggio. L’Abruzzo merita una politica economica solida, capace di ricostruire e non solo di commentare la crisi”.
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