Le parole del centrocampista abruzzese, 33 anni il 5 novembre
Un presente da giocatori in Qatar, super pagato, , un futuro ancora in campo per qualche anno prima di dedicarsi totalmente agli affari, calcistici e non. Marco Verratti resta uno dei nomi di punta del calcio italiano, anche se non ha mai giocato in Serie A e non indossa più la maglia della Nazionale da anni. Ma con Gattuso è possibile un ritorno in azzurro? E prima di appendere le scarpette al chiodo, magari lo vedremo calcare i campi della serie A? Nell'ultima intervista rilasciata in esclusiva a Flashscore, il Gufetto di Manoppello ha parlato di questo e altro… Il 5 novembre è il giorno dei suoi 33 anni, ma ha ancora voglia di divertirsi in campo e, chissà, magari provando a chiudere la carriera in Italia in serie A o nel suo Pescara, club del quale da maggio è diventato maggiore azionista insieme al presidente Sebastiani dopo due stagioni all’Al-Arabi e da quest’anno l’ Al-Duhail. «Nel calcio non si sa mai, per adesso ho un contratto qui (60 milioni di dollari in due anni, ndr). Alla fine sono ancora un po' giovane per il calcio, ho ancora un po' di anni - le parole di Verratti a Flashscore-, non ho avuto mai infortuni grazie a Dio quindi mi sento ancora bene e vediamo in futuro se c'è la possibilità. Qui c'è sicuramente un altro tipo di calcio però alla fine il calcio è sempre quello, in mezzo al campo ti diverti, a me basta una palla e dei compagni di squadra e sono felice. Mi trovo molto bene. Differenze forse più nella cultura, poi il calcio qui è più tranquillo mentre in Europa è più vita o morte, se perdi la domenica in settimana sei morto mentre qui non è così. Azzurro addio? E' stata un po' una decisione mia quando sono venuto in Qatar. I miei figli sono rimasti a vivere a Parigi quindi il periodo Nazionale è l'unico in cui posso vederli. Per adesso penso che continuerò così. Per me L'Europeo è stata forse la soddisfazione e l'emozione più grandi che ho provato nel calcio. Vincere per la Nazionale penso sia qualcosa di unico, perché comunque l'Europeo è d'estate e sai che la tua famiglia, i figli e gli amici sono tutti insieme nella piazza del paese guardandoti. Vincere a Wembley contro l'Inghilterra è stato fantastico. Al Psg ho passato 11 anni lì. Sono diventato uomo, ho conosciuto persone che mi hanno fatto comprendere che la vita bisogna viverla bene, con rispetto e con educazione. Oltre ai trofei è stata la mia vita, dove mi sono formato e dove sono diventato più uomo, i miei figli sono nati là, vivono ancora là. È stata una città e un club che mi ha dato tutto, per me il Psg è un insieme di ricordi bellissimi. Messi è una persona semplicissima, non sentivi questa cosa che 'giochi con il più forte del mondo', per me è il più forte della storia e ha un carattere semplice, è sempre il primo a uscire a fare l'allenamento, uno che ha ancora piacere a fare il torello, a fare tattica, è una persona stupenda e ho avuto un bellissimo rapporto con lui e ce l'ho ancora. Neymar è uno che vive la vita piena, sempre col sorriso quindi è uno che ti contagia».. «Zeman è stato il migliore allenatore che ho avuto. Penso che anche per un giovane passare sotto Zeman è una benedizione. È un allenatore preparatissimo che ti fa capire tutte le cose che ci vogliono nel calcio. La corsa, la tattica, la tecnica: è una persona che mi ha dato tanto e penso che se ho potuto compiere tante cose nel calcio è molto merito suo. Quando c'è il compleanno o a Natale cerco di scrivergli un messaggio, poi nel calcio delle volte ti allontani ed è difficile stare in contatto, però è un allenatore a cui voglio molto bene e di cui ho tantissimi ricordi. Comunque è un club piccolino che ha fatto anche sacrifici per me, mi è sempre stato dietro e mi ha sempre fatto crescere in una maniera perfetta. Hanno le strutture, c'è di tutto per diventare un grande giocatore a Pescara. È stata una dimostrazione per ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me e».