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Sabato, 06 Dicembre 2025 10:21

Il gruppo Pettinari sulla vendita delle reti del gas: "Un abominio politico e nel Pescarese è bipartisan"

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Continua a sollevare polemiche la delibera approvata in consiglio comunale tra presunta illegittimità e accuse di regalo ai privati per un affare senza convenienza, ma se a Pescara il centrosinistra si è opposto, nei comuni d'Abito (Atem) questo, denunciano Di Pillo e Pettinari, non è successo
Un “abominio politico”, così i consiglieri comunali Domenico Pettinari e Massimiliano Di Pillo (Pettinari sindaco) bollano la delibera votata giovedì 4 dicembre in consiglio comunale con cui si è decisa la vendita delle reti del gas di Pescara. Un “sì” incassato dopo tre giorni di scontro e “con soli tre consiglieri del centrodestra coraggiosamente assenti”. “Ma la cosa che ci rattrista di più – chiosano i due - è che i Comuni della provincia di Pescara, amministrati dal centro sinistra e ricadenti nell’ambito Atem, hanno ugualmente votato a favore della vendita delle loro reti del gas. Quindi, possiamo affermare senza tema di essere smentiti, che la decisione di vendere le reti del gas nell’Ambito pescarese è bipartisan e porta una firma trasversale centrodestra-centrosinistra . Quel centrodestra e quel centrosinistra che sulle decisioni strategiche, e non solo, abbiamo sempre considerato facce della stessa medaglia”. “Ancora una volta avevamo ragione”, rimarcano ricordando che da mesi avevano sollevato il tema di quella delibera “anticipando ampiamente quello che sarebbe accaduto entro fine anno”, dichiarano ancora i due. Pettinari e Di Pillo ripercorrono ancora la vicenda e cioè da quel 2005, anno in cui l’amministrazione (al tempo di centrosinistra) comprò quelle reti per 22 milioni di euro accendendo un muto da 14 milioni con circa 7 ancora da pagare. Oggi, con il muto da pagare e che sarà estinto con la vendita, quelle stesse reti sono state vendute. “Basterebbe solo questo per capire la follia dell’operazione che vende reti del gas che 20 anni prima erano state acquistate e che si stanno ancora pagando”, incalzano i due. Quindi il tema sulla presunta della illegittimità della delibera di cui tanto si è parlato in aula dato che, continuano Di Pillo e Pettinari, “il calcolo del Vir (valore industriale) sarebbe stato fatto, da una parte si legge in riferimento all’annualità 2023 e, da un’altra parte, in riferimento al 2021 . Questo errore che potrebbe apparire di poco conto, in realtà sposta il valore effettivo delle reti di circa 700 mila euro e a nulla è valsa una mail correttiva che il presidente si è fatto mandare in corso di seduta di consiglio dal tecnico incaricato, dopo che noi abbiamo scoperto e denunciato il caso, perché una email non potrà mai correggere il contenuto di una delibera e dei suoi allegati” e questo potrebbe esporre a una impugnazione dell’atto, sostiene il gruppo Pettinari sindaco. Quindi “lo scenario comparativo alienazione o mantenimento in proprietà delle reti” da cui, denunciano ancora, “viene fuori che complessivamente la vendita delle reti porterebbe nel 2027 un importo complessivo pari a circa 13,7 milioni di euro (nelle casse comunali) ammesso che la gara si concluda e vi sia l’effettiva consegna nell’anno di riferimento altrimenti – spiegano - il valore potrà ridursi ulteriormente perché andrà aggiornato alla data di effettiva consegna avuto conto del degrado naturale del valore degli impianti come scrivono in delibera”. “Di contro, il mantenimento della proprietà delle reti, sempre da ciò che si evince dalla delibera, avrebbe portato un importo complessivo pari a circa 12 milioni di euro tenuto conto del valore delle reti a fine concessione (2038) e della sommatoria dei canoni percepiti sempre fino al 2038. Si badi bene che questa proiezione sul mantenimento della proprietà delle reti viene fatta a soli 12 anni (durata della concessione) ma, se noi facciamo un calcolo a 24 anni, considerando che il Comune sarebbe rimasto proprietario anche dopo i 12 anni, sicuramente il vantaggio economico per l’ente sarebbe stato notevolmente superiore rispetto alla vendita”. “Il mio gruppo – precisa Pettinari - non ha mai condiviso pienamente i dati appena elencati perché, a nostro parere politico, il valore della rete dovrebbe essere notevolmente superiore e anche i valori della retribuzione come abbiamo esposto in passato ma, pur volendo prendere per buoni i dati forniti dall’amministrazione comunale, lo scenario appare ancor più preoccupante. Scegliere di vendere come è stato fatto, e quindi privarsi della proprietà delle reti del gas per 13,7 milioni di euro a fronte dei 12 milioni di euro che avrebbe portato il mantenimento della proprietà in 12 anni, significa, a nostro avviso, aver fatto la scelta meno conveniente”. Questo perché, sostiene il capogruppo, “la proprietà della rete del gas non ha solo un valore ragionieristico fatto da una sommatoria fredda tra canoni e valore della tubatura in sé, bensì ha un valore inestimabile in quanto asset strategico. Mantenere la proprietà di una rete del gas significa mantenerne il pieno controllo e questo rappresenta un valore inestimabile che non è stato minimamente preso in considerazione nella delibera .La domanda che tutti noi dovremmo porci è questa: Saremmo disponibili, per appena 1 milione di euro di incasso, a perdere una siffatta proprietà? Ci sono diverse ragioni, economiche, sociali e di sicurezza nazionale, per cui molti luminari della materia sostengono che asset strategici come le reti del gas dovrebbero rimanere di proprietà pubblica”. “La proprietà pubblica degli asset strategici come le reti del gas è vista come una garanzia di: sicurezza nazionale, stabilità economica, equità sociale, gestione di lungo periodo, supporto alla transizione energetica. E si badi bene che nei prossimi anni arriveranno finanziamenti pubblici in abbondanza per la transizione e soprattutto per la riconversione delle reti quindi chi è proprietario delle reti si troverà a poter percepire somme importanti e a fare lavori a costo zero o anche a poter vendere la proprietà acquisita a valori enormi in quanto l’asset è destinato a valorizzarsi negli anni proprio per le ragioni appena elencate”. “Quindi potremmo dire che chi si aggiudicherà la proprietà farà l’affare del secolo, non a caso i privati sono interessati. Questo è sicuramente un valore inestimabile che neanche 100 milioni di euro avrebbero potuto giustificarne la vendita. Chiediamoci ancora una volta e una volta ancora perché al privato, che fa solo profitto – concludono Pettinari e Di Pillo - dovrebbe convenire acquistare una cosa che al Comune dovrebbe convenire vendere . Ma oggi possiamo solo chiedercelo perché ormai il dado è tratto e il danno politico compiuto”.
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