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Mercoledì, 03 Dicembre 2025 17:39

Caos in aula sulle reti del gas: maggioranza divisa, voto rimandato e accuse di "democrazia calpestata" sugli emendamenti

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"Fratelli d’Italia tenuta allo scuro di una delibera così importante, evidente la spaccatura sulla loro alienazione" accusano dai banchi di minoranza e intanto esplode la polemica per i 29 emendamenti cassati dal presidente Santilli. Il voto slitta per la seconda volta: in aula si torna il 4 dicembre
Una lunga seduta, un aspro scontro ancora una volta con il presidente del consiglio comunale Gianni Santilli per aver cassato 29 dei 34 emendamenti presentati dal centrosinistra con solo 4 finiti nella discussione, ma soprattutto i dubbi di Fratelli d’Italia, o meglio la volontà di approfondire che per le opposizioni è il chiaro sintomo non solo di una spaccatura nel centrodestra, ma anche di una gestione in capo al sindaco con tanto di “umiliazione” del partito di maggioranza.Questo il contesto in cui si è svolto il consiglio comunale del 3 dicembre che, per la seconda volta, si è chiuso con il rinvio del voto sulla delibera con cui l’ente intende vendere al privato le reti del gas attualmente di sua proprietà e in capo a Pescara Energia. Una seduta ricca di tensione in cui i toni si sono fatti più accesi rispetto al non facile consiglio del 1 dicembre e nel corso del quale, ancora una volta, a esporre uno striscione con scritto "Reti gas, questa vendita è ‘velonosa’, è stato il gruppo consiliare guidato da Domenico Pettinari che con il collega Massimiliano Di Pillo, questa volta, si è anche ammanettato per denunciare la gravità che rappresenterebbe il “sì” a quell'atto che per le prossime 24 ore resterà al palo. Tutto rinviato, infatti, al pomeriggio del 4 dicembre quando a meno di colpi di scena, al voto si arriverà. Le critiche alla delibera Un consiglio comunale quello del 3 dicembre, nel corso del quale le opposizioni hanno ribadito le loro critiche: dalla presunta illegittimità che si contesta all’atto perché con allegati non aggiornati rispetto alle osservazioni Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), ai rischi legati al vendere reti che potrebbero essere invece un asset ancor più strategico nell’ottica della transizione ecologica e fino al prezzo a cui le si venderà per una somma che dovrebbe aggirarsi a poco più di 13 milioni di euro destinati a entrare sì nelle casse comunali, ma in buona parte destinati a saldare un muto di Pescara Energia facendo rimanere dunque molto meno di quanto si immagini negli investimenti in energie rinnovabili di cui la maggioranza parla.Gli emendamenti cassati e l'attesa per il consiglio di Stato sulle elezioniQuesta volta però in ballo, e a scendere la carta è stato il consigliere comunale Pd Marco Presutti, è stata tirata anche la ormai vicina sentenza del consiglio di Stato sulle elezioni comunali dopo quanto decretato dal Tar (Tribunale amministrativo regionale) che in 27 sezioni le ha annullate. Una sentenza che potrebbe ribaltare quella sentenza, confermarla o addirittura ampliarla con dunque la critica sollevata per la velocità con cui si intende procedere a una vendita di quelle reti per la quale, ha aggiunto Simona Barba (Avs-Radici in Comune), “si è sempre in tempo” dato che una volta alienate, e su questo nessun dubbio per i consiglieri di minoranza, non le si potranno mai più ricomprare. Grave per Presutti che di fronte a un consiglio di Stato che “potrebbe dire che questo consiglio comunale è sciolto si metta in vendita un elemento fondamentale della città”. Non aver concertato le scelte, in questa condizione, per lui, equivale ad aver violato “la regola di base di come funzionava la politica in Italia prima che arrivasse il degrado con cui state amministrando”. Ancor più grave, in quest’ottica, l’aver quindi cassato emendamenti “che non sono né emulativi né seriali”. Nell’imputare al presidente Santilli di operare in “eccesso di potere” tra presunte illegittimità dell’atto e gestione del dibattito democratico per il consigliere dem quello cui si è assistito in aula è “l’abisso della storia politica di Pescara: non è mai accaduto che un consiglio di dubbia legittimità abbia deciso in questo modo impedendo a chi è stato eletto quanto meno di proporre i propri emendamenti. Quella che si sta vivendo, con quella delibera di “svendita”, rappresenta “la fase più buia” per il consiglio comunale secondo Presutti. Un tema quello degli emendamenti che tiene banco anche dopo la riunione dei capigruppo che ha interrotto i lavori e a seguito della quale si è deciso di rinviare il voto. La consigliera Michela Di Stefano (Pd) alcuni li ha letti in aula chiedendo a Santilli di spiegare perché non si siano potuti discutere. La stessa cosa ha fatto la consigliera Barba richiamando l’attenzione della maggioranza anche su quanto starebbe avvenendo in Germania e Austria dove, ha riferito, “i municipi le reti se le stanno ricomprando”. La riflessione di FdI e l'accusa del centrosinistra: “Evidente spaccatura”Dalla maggioranza ancora una volta a intervenire, a metà della discussione, è stato il capogruppo Roberto Carota che ha accolto la richiesta del consigliere Francesco Pagnanelli (Pd) perché si tenesse una capigruppo ritenendo che “l’argomento è oggetto di profonda riflessione”. Insomma sarebbe proprio il primo partito del centrodestra a non essere convinto di quella delibera o comunque a nutrire dubbi tali da spingere le opposizioni a parlare di “spaccatura” con Pettinari e Di Pillo che a Fratelli d’Italia hanno chiesto di riprendersi il ruolo che gli compete dato che ad oggi, ha sostenuto Di Pillo rivolgendosi a tutto il centrodestra, “i numeri per votarla questa delibera non li avete” con Pettinari che ha accusato FdI, in caso di voto favorevole alla delibera, di “svendere la vostra parte di destra sociale”. Una spaccatura di cui ha parlato anche il consigliere M5s Paolo Sola lamentando però il fatto, e questo è per lui il dato politico, che evidentemente Fratelli d’Italia poco sapeva di questa delibera dato che “la sede di confronto di Fratelli d’Italia per riflessioni che andavano fatte prima si è trasformata l’aula. Sarebbe più onesto fermarsi e ammetterli quei dubbi”. “Il caso di Fratelli d’Italia è imbarazzante – aggiunge a margine del consiglio comunale -: a Terni, dove governano la città, si ergono a difensori della ‘sacralità’ delle reti pubbliche e portano in Consiglio un atto di indirizzo per vietarne la vendita. A Pescara, invece, vengono completamente bypassati dal Re Sole Carlo Masci, che neanche li coinvolge nella genesi di una scelta così strategica. È la dimostrazione plastica che nella maggioranza pescarese il peso politico delle forze che la compongono è pari a zero: decide tutto uno solo, e gli altri si limitano ad applaudire. Finché non si accorgono di essere stati presi in giro”, aggiunge parlando di “umiliazione” del primo partito della città. E che vi sia una regia “che tende a escludere il partito più grande” in aula lo ha sostenuto anche il capogruppo Pd Pietro Giampietro. Carota, da parte sua, sul tema era intervenuto già nella seduta del 1 dicembre ammettendo che perplessità ce ne erano su quella delibera per quanto riguarda il futuro possibile in termini di transizione energetica, ma anche sostenendo che fino almeno a quel momento, essendo questo futuro “ipotetico” quella delibera sembrasse comunque la miglior strada da percorrere in quanto capace di portare economie certe da reinvestire sulla città. Se si tratti di spaccatura o di confronto in maggioranza lo dirà alla fine, come sempre, il voto in aula quello che questa volta, e cioè il pomeriggio del 4 dicembre, ci sarà e dirà se Pescara le reti del gas le cederà al privato oppure no.
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