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Mercoledì, 26 Novembre 2025 17:31

Il Pd sulla sanità: "Per evitare il default Marsilio chiede l'intercessione del governo, un tentativo disperato"

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Mancano 126 milioni denunciano D'Alfonso e Paolucci e se per il primo la richiesta deroga all’accantonamento obbligatorio delle somme destinate a coprire il deficit sanitario sono "il biglietto per il commissario straordinario", per il secondo è il concretizzarsi di un allarme lanciato da tempo
“Un biglietto d’ingresso” per il commissariamento o anche una “disperata richiesta per evitare il default della Regione Abruzzo”. Questo rispettivamente per il deputato Pd Luciano D’Alfonso e il capogruppo regionale del partito Silvio Paolucci, quell’emendamento “non ancora approvato in parlamento”, rimarca quest’ultimo, con cui si intende in sostanza con una “intercessione di governo”, rimarca D’Alfonso, “ottenere una deroga all’accantonamento obbligatorio delle somme destinate a coprire il deficit sanitario”. Una richiesta per ottenere la quale, aggiunge, un governo regionale “deve dare prova di tre qualità: capacità di programmazione nel tempo quale impegno al recupero di quel buco; parsimonia e oculatezza nella gestione delle spese collaterali; senso di responsabilità”. Tutto quello che l’attuale giunta nona avrebbe dimostrato dato che, incalza, “l’Abruzzo del governo marsiliese, delle mance festivaliane, della sanità allegra, degli ospedali lasciati aperti, ma senza medici e infermieri, dei serpenti notturni e dei voli dannunziani, degli annunci strutturali e delle opere incompiute, è arrivato al red rationem: è purtroppo manchevole sotto tutti i punti di vista, ed è prevedibilmente costretta a elemosinare l’ennesimo rapporto amicale romano per evitare un commissariamento ormai non più rinviabile”. Quella “disperata richiesta”, come la definisce Paolucci “è la fotografia più nitida e impietosa del fallimento totale della destra nella gestione della sanità e dei conti pubblici. Dopo anni di trionfalismi, annunci roboanti, propaganda e bugie, oggi emerge ciò che abbiamo denunciato per tempo e da anni: che lo sfascio della sanità avrebbe travolto la stabilità finanziaria e messo a rischio oltre al diritto alla salute degli abruzzesi, anche tutto il resto del bilancio regionale. Il buco da 126 milioni di euro, che ora Marsilio tenta di nascondere chiedendo una deroga al governo amico, non è piovuto dal cielo”, chiosa. “Oggi siamo arrivati al punto che la Regione Abruzzo non riesce neppure a presentare il bilancio senza chiedere a Roma un salvagente politico. E questo perché nel 2026 si parte già con 126 milioni da accantonare, un macigno che la destra ha creato e ora prova ad aggirare con manovre mai viste prima”.Quindi quell’emendamento, continua il capogruppo, un “azzardo contabile” che però “non basta a nascondere la realtà che verrà comunque fuori e io mi chiedo come potranno fare gli uffici a fare finta di non sapere che il deficit tendenziale del 2025 va comunque coperto e che non potranno firmare disegni di legge senza questa copertura aspettando il mese di giugno dell'anno successivo (in questo caso giugno 2026)? - si chiede Paolucci - Che cosa vuole fare Marsilio? Vuole togliere per legge il vincolo di accantonamento del peggior risultato del triennio, cioè i 103 milioni, per cercare di far quadrare i conti. Ma il re è nudo: nessuna finzione normativa può cambiare i numeri. E infatti lo stesso Tavolo di monitoraggio ministeriale certifica già che il deficit sanitario 2025 oscilla fra 99 e 126 milioni di euro. Neppure l’approvazione dell’emendamento porta salvezza – incalza -. Si tornerà esattamente al punto di partenza: l’Abruzzo è in deficit e non ci sono coperture per colmarlo. Siamo oltre l’improvvisazione, siamo alla resa”. Un punto su cui torna anche D’Alfonso parlando del verbale da 156 pagine della riunione congiunta del tavolo tecnico del ministero per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di assistenza-Lea “che il 10 luglio ha bocciato la gestione della sanità regionale, ‘L’Abruzzo – ricorda citandone un passaggio - è l’unica Regione in piano di rientro (sanitario) in cui si registra una inversione di tendenza in senso peggiorativo dei risultati d’esercizio, con compromissione degli obiettivi del Piano di rientro’ si legge. Il disavanzo che nel 2024 si è chiuso a oltre 103milioni di euro salirà a 126milioni 800mila euro per il 2025, bloccando i conti di tutta la Regione, incapace di spendere un solo euro in più anche per comprare la carta per le fotocopie”, afferma il deputato dem.“Bocciata la politica sanitaria degli screening; bocciato il piano di rientro delle liste d’attesa; bocciata l’organizzazione della rete ospedaliera che ha generato inutili doppioni non solo fra nosocomi pubblici, ma anche tra i privati accreditati; bocciato il piano di sviluppo degli hospice-cure palliative e, di conseguenza, l’Adi. Bocciata la gestione dell’emergenza-urgenza – denuncia -: la Regione Abruzzo non riesce a rispettare i tempi massimi per nessuno dei codici di maggiore gravità, mettendo a rischio la vita dei pazienti. Interrogata la funzionalità di alcuni punti nascita, dove scendono i parti, così come dei reparti di emodinamica”. A poco sarebbe servito, dice ancora D’Alfonso, la “spiccata romanità del ‘volemose bene’” di Marsilio con cui avrebbe solo cercato di “mescolare le carte e confondere le acque”. “Si è fatto concedere un presunto bonus da 6milioni di euro, una tachipirina che questa volta non farà scendere la febbre causata dal batterio dell’indolenza legislativa regionale”, afferma ancora il deputato Pd parlando  della ripartizione del fondo nazionale. Quella richiesta di deroga altro non sarebbe, continua, che il “biglietto d’ingresso per un commissario straordinario. “Sarebbe funzionalmente utile – conclude - solo per permettere al governatore di intervenire senza fardelli ingombranti alle prossime amministrative a Chieti, di partecipare al dibattito che si aprirà su Pescara con la prossima sentenza del consiglio di Stato, qualunque essa sia, dunque una pezza bagnata su una fronte che brucia”. “La destra – riprende quindi Paolucci - ha trascinato l’Abruzzo sul baratro, dopo aver negato per mesi l’evidenza. Oggi sperano in un intervento straordinario che lo Stato non concede da anni, pur di non assumersi le proprie responsabilità. Come centrosinistra lo avevamo detto con chiarezza: coprire i buchi con artifici contabili avrebbe compromesso l’intera Regione. Oggi quella previsione sta diventando realtà”. “Marsilio la smetta con le bugie: ha prima negato il deficit della sanità, poi che avrebbe tassato gli abruzzesi, poi che le risorse tagliate sarebbero state restituite, poi facendo passare la rimodulazione del fondo sanitario che ci porta appena 6 milioni di 3 miliardi complessivi come una grande vittoria”. “La verità è che non sanno che pesci prendere e al posto di invocare l’aiuto del governo amico per dare opere, prestazioni, servizi, una sanità davvero efficiente alla comunità, lo implorano di salvarli politicamente, pur sapendo di non poter evitare l’abisso contabile provocato, il più grave dissesto sanitario e finanziario degli ultimi quindici anni. Un disastro – conclude il capogruppo regionale - che non potrà essere nascosto né con deroghe, né con propaganda, perché i conti, alla fine, parlano sempre più forte delle parole”.
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