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Martedì, 25 Novembre 2025 10:45

L'appello di Ettorre (Sinistra Italiana): "Accendere i riflettori sulla criminalità finanziaria a Pescara"

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A chiedere un incremento dei controlli è Roberto Ettorre, segretario provinciale del partito Sinistra Italiana Pescara
Accendere i riflettori sulla criminalità finanziaria a Pescara.Questo l’appello di Roberto Ettorre, segretario provinciale di Sinistra Italiana Pescara, alla luce della cronaca recente e di un’analisi che mette in colonna il peso economico della criminalità che si annida dietro evasione e frodi. La sua analisi parte dalla cronaca recente, il sequestro di uno stabilimento balneare sulla riviera pescarese, con bar e ristorante, nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta milionaria basata su distrazione di beni e gestione fraudolenta. «Quando arriva una notizia così, ci ricordiamo di colpo che in città non esistono solo risse, piccoli furti o episodi di spaccio, che pure vanno affrontati, ma anche un pezzo di economia usato come lavatrice di denaro. Il punto è che questi fatti entrano ed escono dal dibattito pubblico in 48 ore, mentre gli effetti restano per anni», dice Ettorre. «Negli ultimi mesi», aggiunge, «un altro procedimento ha portato al sequestro di beni per circa 800 mila euro riconducibili alla gestione di un noto ristorante panoramico, con 4 arresti per autoriciclaggio, intestazione fittizia e bancarotta patrimoniale. Non stiamo parlando di episodi marginali: parliamo di imprese che danno lavoro, presidiano pezzi di territorio, producono fatturato, ma vengono trasformate in strumenti per drenare risorse e nascondere patrimoni. Eppure, nel racconto pubblico, la criminalità sembra quasi coincidere solo con ciò che vediamo per strada. A Pescara esiste sicuramente un problema di criminalità finanziaria che meriterebbe molta più attenzione». Non un fenomeno nuovo per Pescara. Evasione sotto la lente di ingrandimento: Ettorre richiama i numeri emersi dal bilancio operativo della guardia di finanza relativo al periodo 1 gennaio 2022 – 31 maggio 2023, che fotografa anche la realtà della provincia di Pescara. «In appena diciassette mesi», evidenzia, «erano stati effettuati 301 interventi su imposte dirette e Iva, con una base imponibile non dichiarata di circa 15 milioni di euro e una Iva evasa per oltre 45 milioni di euro. Sono stati individuati 68 evasori totali e 29 casi di frode Iva, con 132 responsabili denunciati. In totale, parliamo di circa 900 persone denunciate per reati fiscali e sequestri per un equivalente di oltre 7 milioni di euro, con ulteriori proposte di sequestro per 26 milioni. Se questi non sono numeri che meritano attenzione almeno quanto i reati più visibili, non so cosa lo sia». Accanto all’evasione fiscale, un altro capitolo è quello dei fondi pubblici. «È il grande buco nero delle politiche di sviluppo», segnala Ettorre, «sempre nello stesso periodo erano state scoperte frodi ai finanziamenti pubblici per oltre 11,7 milioni di euro, con 70 soggetti denunciati. Alla Corte dei Conti sono stati segnalati 17 soggetti per un danno erariale superiore a 10 milioni di euro. Sono soldi destinati a servizi, welfare, sviluppo che invece finiscono in tasche private. Ma su questo raramente si apre un dibattito pubblico vero: qualche riga in cronaca e si passa oltre». Il quadro si aggrava se si guarda al versante più sofisticato della criminalità economica, quello del riciclaggio e dei reati societari. «In meno di due anni», ricorda Ettorre, «sono stati accertati operazioni di riciclaggio per circa 11,5 milioni di euro, con 75 persone denunciate, sequestri patrimoniali per 6,8 milioni di euro e richieste di sequestro per altri 16,4 milioni. Nel comparto societario, fallimentare e bancario sono stati effettuati 81 interventi, con 145 responsabili denunciati e distrazioni di patrimoni aziendali per oltre 31,2 milioni di euro, a fronte di proposte di sequestro per circa 6 milioni. Tutto questo non accade in un altro pianeta, riguarda anche il nostro territorio, le nostre imprese, il nostro tessuto economico. Poi ci stupiamo se aziende chiudono all’improvviso e i lavoratori restano a casa». Negli ultimi mesi sono arrivate anche alcune inchieste simbolo. Ettorre cita in particolare l’operazione coordinata dalla Procura Europea a novembre 2025: «Soltanto poche settimane fa la guardia di finanza di Pescara ha eseguito un sequestro preventivo di oltre 3,5 milioni di euro, a fronte di un profitto illecito contestato di circa 3,7 milioni, con una decina di indagati e patrimoni – conti correnti, immobili, contanti e preziosi – bloccati. Dentro ci sono anche circa 500 mila euro di risorse del Pnrr. Ecco l’immagine concreta di cosa significa sottrarre risorse pubbliche per scopi privati: togliere futuro al territorio, ai servizi, alle infrastrutture che tutti aspettano». Di fronte a questo quadro, Ettorre non mette in competizione le diverse forme di criminalità, ma invita a un approccio più equilibrato: «Chi subisce un furto, un’aggressione o vive situazioni di disagio ha diritto alla massima attenzione e a risposte concrete. Ma la nostra gerarchia delle paure è sbilanciata: ci concentriamo quasi solo su ciò che è immediatamente visibile e ignoriamo ciò che, silenziosamente, drenando decine di milioni di euro, crea un’insicurezza sociale di fondo. Ospedali sotto organico, trasporti scadenti, scuole insicure, servizi sociali insufficienti non cadono dal cielo: sono anche la conseguenza di quei 45 milioni di Iva evasa, degli 11,7 milioni di frodi ai fondi pubblici, degli 11,5 milioni riciclati, dei 31,2 milioni di patrimoni aziendali distratti che qualcuno ha trasformato in patrimonio privato anziché in servizi per tutti». Ettorre conclude con un appello alla politica e all’informazione: «Se a Pescara si vuole parlare seriamente di criminalità bisogna avere il coraggio di includere a pieno titolo la criminalità finanziaria. Non basta parlare di legalità solo nei convegni. Bisogna investire in controlli, in personale, in strumenti per seguire i flussi di denaro, proteggere i fondi pubblici e il Pnrr, rafforzare la cooperazione tra magistratura, guardia di finanza e Corte dei Conti. Finché continueremo a indignarci solo per il comportamento del singolo molesto e non per chi si intesta società di comodo, gonfia contributi pubblici e fa sparire milioni di euro dalle casse dello Stato e dei Comuni, la criminalità finanziaria resterà il grande affare dei nostri tempi. E noi continueremo a scoprirlo solo quando qualcuno, in divisa, ci mostrerà l’ennesima tabella con cifre a otto zeri che non rivedremo mai più. I colpi di penna nei falsi bilanci possono essere devastanti quanto i colpi di pistola: con la differenza che i primi non si sentono, ma li ritroviamo ogni volta che mancano i soldi per l’autobus, per l’ospedale o per la scuola dei nostri figli».
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