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Lunedì, 01 Dicembre 2025 13:39

Di Marco (Pd): "Inutile festeggiare il milione di passeggeri se poi l'aeroporto viene penalizzato nel Piano nazionale"

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Per il consigliere regionale il fatto che sia stato escluso da quelli strategici (e non solo) certifica l'incapacità del centrodestra di far valere a Roma le ragioni del territorio: "Puntare su un solo vettore eliminando l'addizionale municipale non è politica industriale, è dipendenza"
“Inutile celebrare il milionesimo passeggero, se dobbiamo essere uno scalo secondario a vettore unico. Serve una strategia per crescere a far venire il mondo in Abruzzo”. Dopo il deputato Pd Luciano D’Alfonso è il consigliere regionale del partito Antonio Di Marco che a pochi giorni dalla conferenza stampa con cui la maggioranza e Saga, insieme a Ryanair hanno celebrato il milione di passeggeri e la crescita dello scalo. Un solo vettore, questa in sostanza la posizione, non sarebbe sufficiente a parlare di una crescita che, di fatto, lamenta Di Marco, non ci sarebbe dato che, ribadisce come fatto da D’Alfonso, nel Piano nazionale degli aeroporti quello di Pescara appare sì tra i 40 di interesse nazionale, ma non sarebbe compreso né tra i 14 di interesse strategico né nell’elenco dei 17 scali di aviazione generale. Una “penalizzazione”, rimarca Di Marco, che “certifica, ancora una volta, l’incapacità della Regione e della sua filiera di governo nel far valere le ragioni di un territorio che negli ultimi anni sta accumulando un ritardo infrastrutturale diventato ormai strutturale. Dopo essere stati tagliati fuori dai circuiti che contano della ferrovia Adriatica e dai grandi corridoi europei, dopo lo stallo e l’imbarazzante situazione dei cantieri sulla A14 che penalizzano ogni giorno migliaia di pendolari e aziende e dopo la marginalizzazione del sistema portuale abruzzese, oggi arriva un nuovo colpo: l’Abruzzo – chiosa - non riesce a incidere neanche sulle vie aeree di comunicazione”. “L’aeroporto d’Abruzzo è, e rimane, uno scalo a forte vocazione turistica in una regione che celebra quotidianamente la propria economia prevalentemente turistica, ‘il petrolio’ d’Abruzzo. Si finanzia il Napoli Calcio a fior di milioni di euro perché, a detta dei marsiliesi, porta turisti; si celebrano i serpenti perché valorizzano il potenziale turistico estivo; si recuperano le tradizioni pastorali della Transumanza per favorire il turismo nei borghi interni; si spendono somme importanti puntando tutte le fiches sulla riesumazione dello spirito dannunziano perché considerato un brand che a settembre destagionalizza i flussi. Proprio per questo lo scalo aeroportuale dovrebbe essere al centro di una strategia chiara, plurale, competitiva – incalza il consigliere regionale -. Invece è sostanzialmente nelle mani di un unico vettore, che detta condizioni, riceve fondi, chiede e ottiene sconti o addirittura esoneri fiscali, con l’abolizione dell’addizionale municipale, caso unico in Italia, come emerge dagli articoli di stampa. Così unico da diventare esperienza pioneristica che quell’unico vettore privilegiato chiede di estendere a tutto il Paese come ‘caso scuola’”. In realtà, a onor di cronaca, l’Abruzzo non è l’unica Regione ad aver fatto questa scelta, sebbene siano decisamente poche quelle che hanno fatto questa scelta. Quattro in tutto, Abruzzo compreso, e cioè Friuli Venezia Giulia, la Calabria e la Sicilia (per gli scali minori). Certo è, sottolinea ancora Di Marco, “che non si può pensare che lo sviluppo di una regione passi per un’infrastruttura strategica di fatto affidata a un solo gestore e a una sola logica commerciale. Questa non è politica industriale, è dipendenza. Non bastano solo i numeri, fra l’altro assolutamente irrisori al confronto con città e regioni di simili dimensioni”, precisa. “Uno scalo moderno deve essere dotato di tutto ciò che serve a garantire sicurezza, efficienza, attrattività: radar all’avanguardia, ad esempio, servizi adeguati, parcheggi, un’aerostazione commercialmente competitiva e attraente, e soprattutto una pista che doveva già essere completata nell’intervento di allungamento”. “Serve la capacità di far sedere l’Abruzzo ai tavoli nazionali che contano, per ottenere ciò che una regione in posizione strategica lungo l’Adriatico merita a livello infrastrutturale. E invece continuiamo a rincorrere, a giustificare, a sperare che qualcuno dall’alto si accorga di noi, nonostante la filiera politica amica Regione-governo”, prosegue. “Restando in tema aereo, bisogna cambiare rotta, chiedendo la valorizzazione adeguata dello scalo all’interno del Piano nazionale; occorre lavorare per pluralizzare l’offerta e non dipendere da un solo operatore; che si aprano interlocuzioni serie e continuative con Enac e ministero; che si costruisca finalmente una strategia integrata tra porti, ferrovia, autostrade e aeroporto per passeggeri e merci. L’Abruzzo e la sua classe di governo devono essere capaci di pretendere l’attribuzione di una vocazione, di una destinazione, di un ruolo chiari per il nostro scalo aeroportuale. L’Abruzzo – conclude Di Marco - non può stare fuori dai circuiti moderni su cui corrono merci e turismo, né si può accontentare di un milione di passeggeri, sfoderando sorrisi di provincia come se fosse l’obiettivo più importante, mentre altri scali a pochi chilometri di distanza si ritrovano classificati come aeroporti internazionali con 5milioni di passeggeri”.
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