Un dato "clamoroso", denunciano il capogruppo e il segretario regionale commentando i consuntivi della corte dei conti: "Nel 2018 i dati erano in ordine. Quello causato dalla giunta Marsilio è il disastro peggiore degli ultimi 15 anni"
“La sanità abruzzese è cinque volte più indebitata della media italiana” e se nel 2018 “i conti erano in equilibrio, oggi il buco è da 103 milioni di euro”. Un dato “clamoroso”. Così lo definiscono il capogruppo regionale Pd Silvio Paolucci e il segretario regionale del partito Daniele Marinelli. Un dato che, spiegano, emerge dai consuntivi della corte dei conti con la Regione che “pesa appena per il 2% sul Fondo sanitario nazionale; se fossimo in linea con il disavanzo del Paese, che ha raggiunto 1,5 miliardi, oggi dovremmo registrare un rosso di circa 35 milioni. Invece – spiegano - il numero che emerge dall’analisi è 103 milioni”. “Questo significa – chiosano Paolucci e Marinelli - che l’Abruzzo ha prodotto un debito sproporzionato, enorme e del tutto ingiustificabile rispetto al contesto nazionale. In pratica rappresentiamo quasi il 10% del deficit Italia in sanità, con più tasse meno Lea e meno servizi. È un fallimento di proporzioni enormi”. “Nel 2018, con il governo regionale di centrosinistra, la sanità chiudeva in pareggio, con un avanzo di 88.000 euro e l’Abruzzo - sottolineano Paolucci e Marinelli - era appena uscito dal commissariamento nel 2016 grazie a un lungo e difficile lavoro di risanamento”. “In soli sei anni di governo del centrodestra – denunciano - il deficit è passato da 12,6 milioni a 103,8 milioni, con una proiezione per il 2025 che supera i 126 milioni, come certificato dal tavolo di monitoraggio. Ci troviamo di fronte al quadro più grave degli ultimi quindici anni”. Se è vero, precisano, che “tutta Italia soffre, dice Marsilio, ma non lo fa nei termini abruzzesi – incalzano Paolucci e Marinelli -: ci sono regioni che chiudono in attivo, come Lazio, Campania, Lombardia e Veneto. L’Abruzzo invece entra di diritto nel gruppo delle realtà più in difficoltà, nonostante un territorio più piccolo e quindi più facilmente governabile nelle dinamiche contabili. È chiaro che il problema non è ‘il sistema’, ma la gestione. Con inevitabili conseguenze”. “Infatti i dati della Fondazione Gimbe – continuano i due - confermano che, mentre il pubblico arranca, cresce la spesa delle famiglie verso strutture private non convenzionate: +137%. Un vero segnale d’allarme, che in Abruzzo si amplifica a causa di liste d’attesa infinite, carenze di personale, reparti in sofferenza e servizi che non riescono a dare risposte tempestive. Di fronte a questo scenario la giunta Marsilio, dopo aver negato per anni i problemi, dicendo bugie alla comunità, è stata costretta a chiedere aiuto a Roma. Ma non basta evocare criteri di riparto diversi: quando si produce un debito cinque volte superiore alla media nazionale, è evidente che la responsabilità è politica e gestionale”.“Per invertire questa deriva servono trasparenza sui conti, un piano straordinario per abbattere veramente le liste d’attesa, investimenti sul personale, riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale e un rapporto pubblico-privato basato sull’integrazione e non sull’abbandono dei cittadini. L’Abruzzo deve tornare ad avere una sanità pubblica solida e credibile, perché l’Abruzzo – concludono i due esponenti dem - non sia più la prima regione d’Italia con cittadini che rinunciano alle cure, ma perché la salute degli abruzzesi e la prevenzione da parte istituzionale, venga prima di tutto”.